21 luglio 2011

strumenti: i coltelli

Questa settimana è volata e visto che non ho ancora niente di nuovo da farvi vedere (aspetto legno, carta e pennelli per provare la sfumatura bokashi che ci ha fatto vedere Wuon Gean anzi sarà meglio che inizi ad arrivare un po' di robetta prima del weekend che sto iniziando a fremereeeeeeeeeeee!) eccovi un altro noiosissimo post sugli strumenti,  consolatevi sarà il penultimo, poi rimane solo quello sui baren.
Però vi avviso post leggermente chilometrico... preparatevi!

Cominciamo dal coltello senza altro più importante e caratteristico, l'hangito tipico della xilografia giapponese e assolutamente assente nelle tecniche tradizionali europee:


Questo coltello si impugna in modo completamente diverso da tutti gli altri e si adopera di conseguenza diversamente. Innanzitutto non è uno strumento "simmetrico", e la lama ha forma diversa a seconda che si sia mancini o destrorsi. Ecco dei particolari delle lame che forse aiutano a capire meglio:



L'hangito si utilizza con il lato inclinato della lama verso la parte del disegno che non si vuole asportare, facendo scorrere la lama verso di sè. Una volta fatti tutti i contorni, si gira il blocco e tenendo il polso più inclinato si asporta un ricciolo di legno. In questo modo abbiamo creato un solco tra la parte del blocco che dobbiamo tenere e quella che andrà eliminata.
E' molto più facile fare sempre lo stesso movimento della mano e girare il blocco per cambiare l'inclinazione delle linee, ma gli intagliatori esperti tengono il blocco fermo e spostano l'inclinazione del polso.
Il nastro nero che avvolge il manico è stato aggiunto da me per facilitare la presa visto che è uno strumento che va adoperato con una certa forza: ho usato il nastro che si usa per i manici delle racchette da tennis che è morbido e rende l'impugnatura molto comoda e si utilizza senza colla di modo da poterlo togliere senza avere un manico di legno tutto appiccicoso.







Secondo per ordine di importanza è l'aisuki:


coltello piatto molto simile ad uno scalpello tradizionale ma affilato solo da un lato: tradizionalmente l'aisuki viene utilizzato per asportare tutto il legno inutile dopo aver fatto i contorni con l'hangito. Si utilizza con la parte arrotondata in basso e si impugna come le sgorbie tradizionali. 

Ultimi ci sono i Komasuki e Sankakuto rispettivamente sgorbie a U e V:


Corrispondono alle nostre sgorbie tradizionali, il Sankakuto in particolare infatti è di importazione occidentale  e non era presente tra i coltelli tradizionali giapponesi.

Comunque i più usati senz'altro sono l'hangito e l'aisuki; molti intagliatori non utilizzano né sankakuto né komasuki (oltre ovviamente al Kentonomi). 

Questa foto dovrebbe aiutare meglio a capire i diversi segni che creano i coltelli (ho colorato la tavoletta di azzurro al solo scopo di fare vedere meglio i segni):


Ed infine il kentonomi:


come suggerisce il nome questo strumento si utilizza esclusivamente per incidere i riferimenti del kento sui blocchi di legno.
Il nome kento deriva dalla particolarità del segno a "L", che viene inciso per creare il riferimento di dove poggiare la carta, la stessa forma delle chiavi dei templi antichi che erano fatte a forma di L e si chiamavano appunto kento.
Io fin'ora avevo utilizzato un meno ortodosso kento esterno (kentoban), poi a Montefiore ho provato ad utilizzare il sistema tradizionale che mi è piaciuto molto, da qui il mio nuovo folle acquisto.

Indispensabile è una pietra per affilare, io preferisco le tradizionali wet-stone giapponesi, con cui mi trovavo già molto bene per affilare i coltelli della cucina : ) Come dice il nome queste "pietre" (in realtà sono blocchi in ceramica) si utilizzano bagnate, in genere dopo averle tenute in acqua per una mezz'oretta. Quando ci si prepara per l'intaglio conviene mettere a bagno la pietra e tenerla a mollo per tutto il tempo, se si tratta di un lavoro lungo ogni tanto sarà bene utilizzarla per dare un'affilatina.
A differenza delle sgorbie tradizionali di acciaio temperato, gli utensili giapponesi sono in metallo più morbido e teoricamente molto facili da affilare, comunque al momento io trovo ancora particolarmente ardua l'operazione di affilatura, speriamo che con il tempo e con la pratica arrivi un po' di manualità.


Dei buoni coltelli giapponesi durano praticamente una vita, ma nel caso in cui le lame fossero troppo usurate sarà possibile sostituire solo quelle recuperando il manico, infatti un'altra particolarità degli strumenti tradizionali giapponesi è la struttura modulare:



La lama come si vede si può separare dal manico, ed è infatti possibile acquistarla come ricambio (in verità mi hanno detto che nei negozi appositi a Tokyo in genere in mostra ci sono proprio solo le lame ed eventualmente il manico si aggiunge al momento dell'acquisto) anche se in molti sostengono che con buoni coltelli sono necessarie davvero tantissime affilature prima che lame del genere di usurino completamente.


Ad ogni modo per cominciare vanno benissimo dei set economici, questo è quello con cui ho iniziato io e contiene un hangito, un aisuki/kento, due komasuki ed un sankakuto e costa poco più di una decina di euro.


Buon intaglio a tutti!

1 commento:

  1. ma dove si comperano questi coltelli giapponesi, in rete non li trovo. Grazie

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